Innanzitutto un sentito ringraziamento alle gentili signore ed a tutti coloro,
autorità e cittadini, aderenti e simpatizzanti del partito dei Socialisti
Democratici Italiani, avversari politici, che hanno accolto il nostro invito
a partecipare e dibattere un tema, da noi ritenuto importante e che si colloca
all’interno di alcune proposte di ammodernamento delle infrastrutture
che messe insieme concorrono a costruire una piattaforma che possa fare uscire
il nostro territorio da una arretratezza ormai non più sopportabile.
E’ ormai patrimonio di tutti il rapporto che esiste tra economia ed infrastruttura.
Il problema della mobilità nel territorio delle persone e delle merci
è componente essenziale della produzione. Dal loro costo e dalla loro
funzionalità dipende la nascita o la fine del patrimonio economico di
un territorio.
Rendere agibile al meglio il territorio è compito della politica, attraverso
l’analisi, le idee, la volontà di fare crescere economicamente
le popolazioni che amministra.
Abbiamo scelto il tema ferroviario non perché riteniamo che sia risolutivo
o prioritario rispetto ad altri, ma semplicemente perché riteniamo che
le nuove scelte operate con il nuovo piano dei trasporti del governo regionale
e con i programmi in essere di Rete Ferroviaria Italiana, in questo settore,
se non opportunamente integrate, possono ulteriormente concorrere ad isolare
la Sicilia centro – meridionale.
Da qui la sensibilità di concorrere ad uno sforzo che coinvolgendo tutti
coloro che governano e concorrono alla produzione di beni in questi territori,
apra un serio dibattito sul sistema viario, ferroviario, marittimo e di collegamento
in genere, che si proietti, fuori da schemi di posizioni, per arrivare ad una
proposta comune e concreta che nel medio termine possa sviluppare la nascita
o la crescita di più adeguate infrastrutture.
La mia relazione non pretende di affrontare il complesso delle tematiche dei
trasporti, ma si prefigge di dare un modesto contributo a stimolare un dibattito,
su di un settore, e su un idea, che a nostro parere può essere essenziale
e confacente al modello economico in atto presente nei territori che abbracciano
le province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna.
Due i punti di partenza di questo nostro pensare ad alta voce: uno antico, uno
recente. Quello antico, la realizzazione della A 19 alla fine degli anni 70
e quello recente, la prospettiva della realizzazione di un collegameno ferroviario
che colleghi Palermo e Catania, con la costruzione di una nuova linea veloce
che da Castelbuono si porta a Catenanuova.
I più anziani ricorderanno il grande dibattito politico apertosi sulla
costruzione della autostrada Pa- Ct. Sul suo tracciato, sull’impatto che
avrebbe avuto nei territori attraversati, ma soprattutto la consapevolezza che
senza la costruzione di un anello stradale all’interno della Sicilia,
chiamato allora dal ministro Salvatore Lauricella, Pedemontana, che aveva lo
scopo di collegare le zone interne all’autostrada, si sarebbe accentuato
l’isolamento.
La mancata realizzazione di questa opera, è sotto gli occhi di tutti:
ha isolato l’area del vallone, condannandola ad un progressivo impoverimento,
favorito anche dalla continua crescita dell’economia industriale rispetto
a quella agricola, che ha accentuato il fenomeno dell’emigrazione. E non
si può certamente rimproverare gli imprenditori che non investono nei
nostri territori, se poi, non siamo in grado di offrire un habitat idoneo e
confacente alle attività da svolgere, nè possiamo trincerarci
dietro la mancanza di risorse, perché è proprio compito della
politica: progettare e costruire per le generazioni future.
Prima di entrare nello specifico del tema che trattiamo, mi sforzerò
di dare un quadro veloce, e spero sufficientemente chiaro, di ciò che
al momento è previsto nel campo dei trasporti in Sicilia, quali gli atti
che determineranno le scelte future, cosa è previsto per i nostri territori,
e quindi come possiamo lavorare per far si che possiamo usufruire al meglio
delle infrastrutture che si andranno a realizzare, cercando di abbandonare campanilismi
di sorta o difese di bottega, ma sforzandosi di essere propositivi e realizzativi.
Il punto di riferimento e di partenza dei nostri ragionamenti è il PIANO
REGIONALE DEI TRASPORTI E DELLA MOBILITA’, che ha recepito gli indirizzi
di politica dei trasporti delineati a livello nazionale e comunitario, e che
è costituito da un Piano Direttore a cui si agganciano “i piani
di settore” .
A tali piani concorrono naturalmente gli indirizzi di programmazione delle Province
e dei Comuni e tutti quei soggetti che a qualunque titolo sono interessati al
Piano.
E‘ interessante ed opportuno sottolineare che il PGT non viene più
considerato una sommatoria di interventi infrastrutturali, ma un “progetto
sistema” da agganciare alle esigenze socio economiche della regione, e
quindi suscettibile di aggiornamento.
Mi preme fare tale considerazione, proprio per liberare il campo da eventuali
mere accettazioni di scelte già operate che sono modificabili e comunque
integrabili.
Lo dimostra il recente Decreto n° 40/Gab che ha adottato una integrazione
al PRT per quanto riguarda il trasporto aereo, che individua la localizzazione
di un aeroporto nel territorio di Racalmuto.
Lo dico anche perché la proposta che scaturirà da questo nostro
incontro, non prescinde da tale piano, ma si inserisce in un ambito ragionevole
di ampliamento del piano del trasporto ferroviario, con un opera, la velocizzazione
o il raddoppio della Aragona – Canicattì – Caltanissetta
– Enna – Dittaino – Catenanuova, che di per sé dimostreremo
essere essenziale all’economia delle tre province, guarda caso, definite
più povere della Sicilia.
E se pur essenziale ed importante sarebbe affrontare le tematiche della viabilità,
anch’essa malata e bisognevole di interventi consistenti, abbiamo ritenuto
di dovere scegliere una infrastruttura, quella ferroviaria, perché necessaria,
economica, non inquinante, e in termini di costi, in periodi di caro benzina,
riteniamo possa avere un punto di vantaggio su altri vettori, nel medio e nel
lungo termine.
Qualche numero, e per ciò spero di non annoiarvi, ma è necessario,
sulle aree interessate dalla nostra proposta, sia come storia, che di presenza
infrastrutturale ed economica.
Le province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna, hanno avuto notevole rilevanza
economica sin dagli inizi del 1800, grazie alla presenza nei loro territori
delle miniere di zolfo.
La richiesta di sempre maggiori quantità di zolfo da parte dell’industria
europea, la necessità di modernizzare il trasporto dello zolfo, eseguito
con i muli, i carretti, e si sperimentò anche con i cammelli, dopo notevoli
scontri politici, determinò la scelta di collegare tutti i maggiori centri
solfiferi con le città costiere.
La rete stradale siciliana nella seconda metà dell’800 era inadeguata
alle esigenze economiche del trasporto dello zolfo, da qui la necessità
rilevata dal governo Ricasoli di istituire attraverso il ministero economico
diretto dal ministro Filippo Cordova, una commissione che promuovesse lo sviluppo
minerario in Sicilia.
La commissione capeggiata da Felice Giordano favorì la costruzione delle
ferrovie siciliane durante i primi anni post unitari e vennero realizzate le
linee ferroviarie di collegamento con Termini Imerese e con Catania, toccando
i più importanti centri minerari, ed alla fine dell’800 la rete
siciliana poteva considerarsi completata.
Sappiamo tutti quali fatti concorsero alla fine dello sfruttamento delle miniere
di zolfo, così come possiamo affermare senza tema di smentita che gli
unici successivi interventi infrastrutturali sono stati tutti in direzione del
gommato e le strutture ferroviarie si sono avviate così verso un lento
ma costante decadimento.
L’accordo di Programma Quadro per il trasporto ferroviario, tra il Governo
della Repubblica e la Giunta Regionale Siciliana del 5 ottobre 2001, è
un altro significativo passo per l’infrastruttura ferroviaria siciliana.
In esso viene definito il quadro complessivo degli interventi, i soggetti responsabili,
in questo caso le FS, i necessari finanziamenti disponibili e quelli a finire.
Le opere più significative naturalmente sono i collegamenti Palermo –
Messina, Messina – Catania – Siracusa, Nodo di Palermo, e la velocizzazione
della Palermo - Agrigento, già progettata ed in fase di predisposizione
delle gare di appalto per le progettazioni esecutive e di espropri.
In tale accordo, la Regione Siciliana ha l’incarico di procedere allo
studio di fattibilità relativo al potenziamento delle linee regionali,
per competenza.
A conferma che tutto è dinamico e la politica e l’economia determinano
le scelte, il 31 marzo 2004 è stato sottoscritto un atto integrativo
al Programma Quadro che prevede l’utilizzo di risorse della Delibera del
CIPE n° 17/2003, nel quale sono previsti la realizzazione dell’anello
ferroviario di Palermo, la Metroferrovia di Messina, ed il prolungamento della
linea metropolitana di Catania. Tutto necessario, tranne il dovere constatare
che ancora una volta le aree interne vengono penalizzate a favore delle grandi
aree metropolitane.
In esito alle attività svolte dalla Regione Siciliana per il potenziamento
delle linee di interesse regionale, è già stata esperita la gara
d’appalto che prevede lo studio di verifica della fattibilità tecnica
ed economica degli interventi di potenziamento delle linee Siracusa –
Gela, Palermo – Trapani, Palermo – Catania, Catania – Caltagirone
– Gela.
Tra le importanti opere previste in Sicilia si colloca un nuovo collegamento
tra Palermo e Catania, che partendo da Castelbuono si collega alla stazione
di Catenanuova.
La nuova linea ferroviaria Palermo – Catania si sviluppa partendo con
un bivio a 100Km/h in piena galleria naturale, prima della stazione di Castelbuono,
per poi indirizzarsi in direzione di Catenanuova totalmente in variante rispetto
ai tracciati ferroviari esistenti, e con la previsione di n raddoppio ed elevamento
della velocità di esercizio tra Catenanuova e Catania.
Lo studio di fattibilità di tale opera è stato già completato
nel 2004, il termine previsto per portare a compimento la progettazione definitiva
è valutato in 16 mesi, il tempo stimato per la realizzazione è
di 7 anni ed il costo complessivo dell’intervento è stimato in
4.000 milioni di €, con una prima fase funzionale, relativa alla velocizzazione
della Catenanuova – Bicocca stimata in 400 milioni di euro.
Non valuto se tutto ciò che è in cantiere è adeguato o
meno. Dico che è necessario, ed aggiungo che era ora.
Ma non bisogna fare gli errori del passato e quindi bisogna operare rendendo
omogenei i territori e tentanto di mettere nelle condizioni tutti di utilizzare
al meglio quanto si realizza.
Ed è per questo che non diciamo che la nuova linea Palermo – Catania,
è da contestare o da spostare ; non vogliamo avere ognuno una fermata
od un aeroporto sotto casa.
Mettiamo all’attenzione di tutti lo stato del nostro territorio, cerchiamo
di esaminarne lo stato di salute, le potenzialità, ed in virtù
del principio che al PRT concorrono tutti i soggetti interessati, vogliamo confrontarci
su una proposta, semplice, comprensibile, realizzabile, che può essere
probabilmente vitale al futuro sviluppo delle aree interne.
La nuova linea Palermo – Catania via Castelbuono - Catenanuova, considerando
che le linee ferroviarie interne non si presentano competitive, ci ripropone
la stessa situazione, e cioè il progressivo ulteriore isolamento delle
zone interne.
Partendo dalla considerazione che per fare mercato, oggi è necessario
avere servizi essenziali come acqua, luce, gas, aree attrezzate ed urbanizzate,
idonea viabilità stradale e ferroviaria, ci sembra giusto partire da
alcune considerazioni sul territorio e sulla sua storia per poi approdare alla
proposta da sottoporre agli intervenuti, ai partiti politici, alle istituzioni
industriali, sindacali, di governo e non, affinché se condivisa possa
essere un punto di partenza sul lavoro da fare per evitare appunto l’isolamento
che noi paventiamo del centro meridione della Sicilia. La nuova linea PA –
CT ed il probabile potenziamento della vecchia linea PA –Vallelunga –Catania,
ci porta ad osservare che rimangono escluse da un collegamento veloce, che coinvolge
sia il traffico passeggeri ma soprattutto merci, l’asse che da Aragona
via Canicattì si porta a Caltanissetta e successivamente a Catenanuova.
Lungo questa direttrice di 100 km., giusto per fare insieme mente locale, si
collocano i comuni di Aragona, Comitini, Grotte, Racalmuto, Castrofilippo, Canicattì,
Serradifalco, San Cataldo, Caltanissetta, Santa Caterina, Villarosa, Enna, Valguarnera,
Raddusa, Catenanuova, nonché i comuni viciniori, per una popolazione
stimata pressappoco in 400 mila unità, dove le uniche realtà economiche
presenti in questo entroterra siciliano sono costituite dalle attività
nate grazie alla nostra imprenditoria, ma soprattutto grazie all’impegno
ed allo stimolo delle ASI di Agrigento, Caltanissetta ed Enna, che hanno promosso
negli ultimi 15 anni una crescita che ormai è evidente, e se opportunamente
supportata da aiuti in realizzazione di infrastrutture e miglioramento dei servizi,
tale crescita non può che essere esponenziale.
Queste aree industriali possono oggi rappresentare quello che le miniere di
zolfo rappresentarono alla fine dell’800 e per i primi anni 50 del secolo
scorso.
L’area industriale Favara Aragona, la forte presenza commerciale di Canicattì,
la realizzazione della nuova area industriale di Grottadacqua, le cui potenzialità
ritengo esporrà in modo esaudiente il presidente dell’ASI di Caltanissetta,
Dott. Umberto Cortese, che ringrazio pubblicamente per la grande disponibilità
dimostrata nei confronti di questa nostra iniziativa, San Cataldo scalo, l’area
di C.da Calderaro, dove adesso ci ritroviamo, l’area industriale della
valle del Dittaino, dove già sono già presenti più di 30
imprese con un numero di addetti di circa 1000 unità, il costruendo piano
artigianale di Catenanuova ormai al completamento, sono delle realtà,
e io dico, le uniche realtà economiche, oltre al settore agricolo, che
con il necessario supporto infrastrutturale possono certamente avviare un fiorente
futuro per l’imprenditoria.
Per consentire una ulteriore e più organica crescita, occorre però,
che il prodotto, possa essere mobilitato con il minimo dei costi, in sicurezza
e con la massima celerità.
Non voglio stancarvi con luoghi comuni, ma conosciamo il livello di congestione
che le lunghe code dei Tir provocano nelle nostre strade e soprattutto abbiamo
cognizione degli attuali costi del carburante che ha raggiunto livelli ormai
non più tollerabili.
Diciamo quindi che il raddoppio della tratta Aragona – Canicattì
- Caltanissetta - Enna – Catenanuova è un opera, non necessaria,
ma indispensabile per supportare l’economia delle nostre aree industriali.
Lanciamo quindi in questa sede, questa proposta affinché possa diventare
patrimonio di tutti, governo ed opposizione, nella consapevolezza che da soli
non arriveremmo a niente, ma con lo spirito e la certezza che la politica ha
un grande dovere: quello di costruire per le generazioni future opportunità
di ricchezza, ricercandone modi e metodi, nella consapevolezza che la pratica
di per non fare realizzare le idee altrui, solo per mera opposizione, è,
e deve essere una pratica ormai da dimenticare perché ci condanna all’immobilismo
e quindi alla povertà.
E certamente non possono esser i costi che ci preoccupano: non saremmo dei politici.
Sento troppo spesso dire che non ci sono risorse, ma vedo troppo spesso che
di risorse se ne sprecano tante.
Siamo nel XXI secolo. Nei secoli scorsi sono state realizzate opere come Panama,
Suez, il tunnel della manica, il tunnel di Sei-Kan, il tunnel Tokyo Bai.
Nel 2012 è previsto il collegamento sullo stretto di Messina. Sono già
progettati i tunnel Giappone –Corea, il tunnel di Gibilterra, ed il tunnel
dello stretto di Bering tra USA e Russia.E’ in progetto il tunnel che
da Mazzara del Vallo a Capo Bon, collegherà la Sicilia e la Tunisia.
La nostra è sicuramente un’opera che non può annoverarsi
tra quelle che ho elencate: è una piccola opera ma necessaria.
Lasciamo ai progettisti il compito di decidere se è necessario raddoppiare
la linea o velocizzarla, se mantenere il tracciato o per alcuni tratti andare
in variante, come per esempio l’aggiramento del passo di Enna.
Ognuno svolga il suo compito.
Il nostro compito ed il nostro dovere, il dovere della politica, è quello
di lavorare per realizzare un solo sogno: quello di creare opportunità
di lavoro, benessere civile e sociale, una società che viva serena, senza
conflitti e dignitosamente. Solo così potremo dire di avere operato nell’interesse
della collettività ed aver lavorato per le generazioni future.